Globalizzazione

 

Supplemento a Studi di teologia
Anno 2005
N. 3

 

Introduzione

La globalizzazione è al centro di molti discorsi. Uno dei rischi è di parlarne in modo asettico e scolastico, come un insieme di numeri e concetti. Non c’è dubbio che una maggiore consapevolezza della complessità delle questioni sia necessaria. Eppure, fornire nozioni sulla globalizzazione senza promuovere una globalizzazione umana significa consolidare una globalizzazione malsana. Ecco perché bisogna intrecciare l'informazione e la formazione in vista della trasformazione.

Una fede globale. Cosa si può dire di cristiano sulla globalizzazione? Il centro della visione cristiana è la storia biblica della creazione, ribellione, redenzione e consumazione. L’apice è il Regno di Dio in Gesù Cristo. Questo regno è globale e, pur non derivando la sua autorità da meccanismi terreni, è già presente sulla terra. Questo significa che nessuna configurazione socio-politica perfettamente giusta sarà mai raggiungibile sulla terra e che nessuna giustizia socioeconomica sarà realizzata pienamente fino alla consumazione. Ma questo non ci autorizza alla paralisi, alla sola attesa inattiva, alla rassegnazione tipica di un certo pessimismo escatologico. La redenzione è già iniziata in Cristo e riguarda ogni aspetto della creazione e della vita. Come appartenenti al corpo di Cristo, i cristiani hanno il dovere e la responsabilità di partecipare a questa storia della redenzione, per l’avanzamento del Regno di Dio, certo senza nessuna arroganza e in genuina umiltà, riconoscendo che solo il potere di Dio stabilirà il Regno. La giustizia, quindi, ci riguarda, ci interessa come cristiani oggi. Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle disuguaglianze ed alle ingiustizie globali. Il Regno di Dio ci domanda giustizia, qui ed ora. Ricercare la giustizia globale in un contesto di ordine sociale, economico e culturale globale è un compito al quale i cristiani si devono predisporre per servire tutte le nazioni.

Una sfida globale. In un'ottica cristiana, la globalizzazione è una sfida ad un discepolato radicale e a una visione del mondo rinnovata e concreta. L'evangelo ci spinge a ricercare la giustizia per tutti, indipendentemente dalla loro prossimità a noi ed ai nostri sistemi socioculturali. Soprattutto bisogna ricercarla per i più poveri, i più deboli, gli emarginati. L’attenzione che Gesù Cristo ha dato – durante il suo ministero terreno – agli ultimi è univoca e chiara. Dio ha scelto i poveri, è orientato positivamente verso di loro. Dobbiamo dirlo in modo forte e chiaro. La presenza dei poveri è contraria alla Sua volontà: nel suo Regno non ce ne saranno. In questa ricerca, i confini nazionali sono relativi. Gesù dice che il suo “regno non è di questo mondo”. La giustizia di Dio non è limitata dai confini nazionali, non distingue tra ricchi o poveri, tra nazionalità diverse. L’ingiustizia e la povertà sono un'offesa a Dio, ovunque si trovino. Per questo i nazionalismi devono essere evitati, perché la giustizia di Dio è globale per definizione. In più, i cristiani sono chiamati a trasformare ogni aspetto della realtà. Poiché ogni aspetto della creazione è stata riconciliata al Padre dal Figlio, noi dovremmo impegnarci al servizio della redenzione integrale. Tra il già della croce e in non ancora della seconda venuta del Figlio, l'evangelo ci chiama a collaborare nel ministero della riconciliazione: dal mondo degli affari all’educazione, dalle relazioni parentali a quelle industriali. E, considerando la crescente importanza che i processi economici hanno nel nostro mondo, una delle priorità è senz’altro quella di trasformare le relazioni economiche. Questo significa ricercare la giustizia nelle relazioni economiche, prestando attenzione ai fenomeni di sfruttamento e di violenza. La proclamazione dell’evangelo è autentica se è intrecciata alla ricerca della giustizia di Dio in tutte le dimensioni della vita.

La sovranità delle sfere. Per rispondere in modo adeguato, la prospettiva cristiana deve molto al concetto biblico di “sovranità delle sfere”, approfondito in modo particolare da Abraham Kuyper (1837- 1920). Secondo questa visione, ogni sfera della realtà ha ricevuto un proprio compito che deve essere promosso nel rispetto delle altre sfere e in un quadro di collaborazione. Come altri ambiti, lo stato ha un ruolo preciso e limitato nei disegni di Dio. Uno dei suoi compiti specifici è quello di garantire relazioni giuste tra le altre sfere (o istituzioni sociali). Quindi è desiderabile che lo stato intervenga nel caso di abusi da parte dei genitori nei confronti dei figli, o nel mondo economico se si creano situazioni di sfruttamento o simili. Ciò vuol dire che la giustizia globale a volte può e deve essere ricercata dai governi e non è esclusiva responsabilità degli altri attori economici, sociali o istituzionali o dei meri corpi intermedi, pur essendo tutti questi soggetti coinvolti in rapporto alla loro responsabilità. La prospettiva cristiana evita la falsa dicotomia tra statalismo (socialismo, comunismo, fascismo) e individualismo (liberalismo, libertarismo, conservatorismo) per proporre una visione della società in cui tutti i soggetti sono responsabilizzati secondo la loro chiamata e per le loro attribuzioni. La globalizzazione non è solo un problema dei governi, ma di tutte le sfere: persone, famiglie, imprese, associazioni, chiese, stati, ecc. Ecco alcune implicazioni di questo programma di una fede globale.

Il rifiuto delle polarizzazioni spiritualistiche. Siamo stati spesso disequilibrati nel nostro impegno contro il peccato (personale), ricercando soprattutto la pietà personale, ignorando (anzi fomentando) la dimensione sociale e strutturale del male. Ma la Bibbia ha una attenzione diversa. La pietà e la carità non sono sufficienti per onorare le esigenze della shalom biblica. Ad esempio, l’ingiustizia economica è un problema centrale al quale molte chiese non hanno voluto rispondere. Questa disattenzione disturba, perché la povertà non è il risultato di una condizione naturale in qualche parte del mondo, ma tutti noi abbiamo avuto un ruolo centrale nell’alimentare il sottosviluppo. La povertà, l’ingiustizia e il sottosviluppo hanno una storia. E questa storia è inseparabile dalla nostra. Di questa storia dovremo rendere conto.

Occidente e giustizia. La visione biblica trascende gli interessi occidentali. La politica ispirata da una genuina visione cristiana ricerca sempre la giustizia per tutti le nazioni. E questo significa incoraggiare i rispettivi governi a costruire un'agenda politica in tale direzione. Evitando la tentazione neoconservatrice che ironicamente limita l'intervento dello stato a favore della giustizia sociale ed economica ma non rinnega la sua forte e ingombrante presenza militare nel mondo. Evitando anche la tentazione nazionalistica che piega ogni cosa al mito dell’interesse nazionale o della sicurezza nazionale. I cristiani riconoscono una concezione normativa del mondo fondata sui principi della giustizia che va molto al di là del confine di una visione neo-liberale che esalta gli interessi e le libertà individuale e tollera – allo stesso tempo – grandi inegualità e sofferenze.

Una giustizia economica globale. Questo richiede molto più (non meno) che accogliere e promuovere i diritti umani. La giustizia tra le nazioni esiste quando tutti godono di benessere relativo, di una salute adeguata, di equilibrio e stabilità economica e politica, della possibilità di una mobilità sociale, di sicurezza e prospettive per il futuro. Probabilmente, però, tale giustizia non sarà mai avvicinata fino a quando lo sviluppo inteso dall’occidente non viene radicalmente trasformato. Uno sviluppo che sia ampio, in grado di catturare tutte le dimensioni della vita umana, nel pieno delle sue energie creative, sociali e culturali. La priorità è oggi quella di sviluppare una visione integrale che sia concreta, istituzionalmente plausibile, che ricerchi la giustizia su scala globale, che dimostri la sua efficacia nell’affrontare e risolvere i problemi contemporanei. Chi più del corpo di Cristo dovrebbe avere a cuore la ricerca della giustizia globale? Chi più di coloro che vogliono servire sulla terra il Re dell’intera creazione dovrebbero aspirare a rinnovare e a trasformare il mondo, verso l’integrità e la responsabilità?

Giuseppe Rizza e Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

  • Giuseppe Rizza, Globalizzazione. Capire per trasformare

  • Peter Heslam, Per una globalizzazione sostenibile Iniziative

  • Alleanza Evangelica Mondiale, La Sfida di Michea e l'abbattimento del debito

  • Franco Giampiccoli, Oltre questa globalizzazione

  • La Confessione di Accra Compassion, Libertà i bambini dalla povertà