Letture medievali (XII-XV secolo)

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXXV 2023/2
N. 70


Introduzione

Il rapporto con l’eredità storica della chiesa è uno dei nervi scoperti e sensibili della teologia evangelica. La fede è biblica (fondata sulla Scrittura); la fede è personale (testimoniata in un vissuto); la fede è ecclesiale (incardinata nella comunità credente); la fede è missionale/missionaria (sfociante nell’azione). Bene, ma la fede è anche storica? E in che misura? Mentre sulle prime domande, la teologia evangelica generalmente non tentenna, sull’ultima annaspa, balbetta, talvolta s’incarta. E’ come se non si siano ancora fatti i conti con la dimensione storica della fede.

 “Storica” non nel senso di essere basata sui fatti raccontati dalla Bibbia accolti come storici, realmente avvenuti, affidabilmente riportati dalla Scrittura e aventi un ruolo decisivo nella “credibilità” del messaggio evangelico. Contro tutti i revisionismi antichi e moderni (razionalismo, liberalismo, metodo storico-critico, ecc.) che hanno provato a minare la storicità della fede, su questo la teologia evangelica ha sempre sostenuto che la fede è “storica” (fondata sui fatti attestati dalla Scrittura) oppure diventa un sentimento religioso troppo vago per essere considerato cristiano. Per la teologia evangelica maggioritaria oggi, il rapporto con la storia diventa critico quando si pensa al dipanarsi della chiesa cristiana nella storia e alla relazione che la nostra “esperienza” di fede ha con esso. In genere, gli evangelici non hanno una grammatica adeguata per leggere il passato della chiesa e il suo collegamento col presente: possono avere categorie tranchant (ciò che ci precede è solo apostasia o quasi) o ingenue (ciò che ci precede è una sorta di età dell’oro), oppure, ed è questa la versione che appare più diffusa, semplicemente lo ignorano consegnandolo ad un oblio di fatto.

 Le ragioni di tale irrisolta relazione sono tante. Grosso modo, mentre la Riforma protestante, in senso lato, si era pensata come un movimento di ritorno all’evangelo biblico dentro la trama della storia della chiesa (non idealizzata, né elevata a criterio assoluto, ma interpretata in modo critico ancorché generoso), le espressioni successive della fede evangelica (i tanti “risvegli” spirituali nelle loro diverse declinazioni spirituali) hanno allentato il legame con la storia precedente privilegiando un’autocomprensione di sé nel segno dell’originalità e della novità, rimarcando la differenza più che la somiglianza al passato. Il legame non è mai stato perduto definitivamente, ma certamente si è affievolito fino al punto da diventare rarefatto, imponderabile, in fin dei conti irrilevante.

 Questo è particolarmente vero per quanto riguarda il Medioevo. Nell’immaginario evangelico contemporaneo, infatti, mentre i Padri della chiesa conservano tracce di cordone ombelicale al cristianesimo biblico, mentre la Riforma viene percepita come provvidenziale recupero del messaggio evangelico, è il Medioevo a rappresentare un blocco ombrato ed ombroso, di difficile decodificazione. Paradossalmente, questo senso di estraneità si può facilmente trasformare in una sorta di fascinazione. Per cui, mentre persiste una generale indifferenza nei confronti del Medioevo teologico, si verificano anche fenomeni di attrazione segnati da una certa ingenuità, soprattutto verso le pratiche spirituali medievali (cammini, pellegrinaggi, prassi meditative) o verso certi teologi medievali (Tommaso d’Aquino su tutti) elevati a campioni della “grande tradizione” a cui guardare per trovare orientamento nella confusione culturale del nostro tempo.

 Per queste ragioni, così superficialmente evocate ma che scoperchiano buchi oggettivi, la lettura evangelica del Medioevo teologico è un compito che non interessa solo i cultori della materia, ma può essere un’occasione per stimolare e sviluppare processi di maturazione evangelica rispetto alla all’interpretazione della storia cristiana e delle sue ricadute per la testimonianza evangelica oggi.

 La pubblicazione di questo fascicolo segue quelle di “Letture patristiche (II-III secolo)”, Studi di teologia XXVII (2015) N. 54, “Letture patristiche (IV-V secolo)”, Studi di teologia XXXI (2019) N. 61 e “Letture medievali (VI-IX secolo), Studi di teologia XXXIV (2022) N. 67. Anche in questo caso come nei precedenti, si tratta dei materiali usati per l’insegnamento del corso monografico di Teologia storica all’IFED nell’A.A. 2022-2023 sul Medioevo teologico. Completando con questo fascicolo uno sguardo alla storia della teologia precedente la Riforma protestante, la speranza è di aver fornito una lettura evangelica informata e teologicamente responsabile dei principali snodi della storia del pensiero cristiano dall’antichità all’inizio dell’età moderna. Ciò per contribuire ad un obbiettivo: che anche questa storia così interpretata sia una storia in cui anche gli evangelici, con senso critico sottomesso alla Scrittura, possono riconoscersi e di cui considerarsi eredi legittimi.

 Leonardo De Chirico


Sommario

Articoli

Letture medievali (XII-XV secolo) - Leonardo De Chirico

  • Introduzione

  • Sommario

  • Letture medievali (XII-XV secolo)

  • Appendice

Segnalazioni bibliografiche

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